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giovedì 19 febbraio 2015

La Settima In Vetta

Ludwig Van Beethoven - dipinto tratto da Wikipedia


Negli anni settanta del secolo scorso diversi gruppi di musica rock progressive realizzarono le loro composizioni, spesso molto lunghe, utilizzando brani di musica classica. Erano soprattutto le bands nella cui compagine militavano valenti tastieristi ad esibire pezzi di musica classica adattati al rock progressivo ed al pop "colto". The Trip, Beggar's Opera e, tra i miei preferiti, gli Emerson Lake & Palmer si distinsero tra questi complessi musicali che fecero ricorso a piene mani al repertorio classico. La curiosità mi indusse ad approfondire il tema ricercando nei loro compositori le forme e le strutture originali che avevano ispirato le rock bands. Un famoso editore dell'epoca propose un'opera enciclopedica di sintesi pubblicando una raccolta di 100 long playing di musica classica in vinile con annesso il rispettivo fascicolo settimanale. Non persi l'occasione e in due anni completai l'intera opera con la rilegatura dei fascicoli in quattro eleganti volumi che tutt'oggi sono presenti nella mia biblioteca personale. Mi imposi, e lo feci ogni settimana, di riuscire a ritagliarmi un po' di tempo per ascoltare il disco acquistato. Ad essere sincero diversi di quei dischi non li ho mai più ascoltati, mentre altri ebbi l'occasione di risentirli più volte e ancora oggi, di tanto in tanto, li riascolto. Un compositore che ho sentito diverse volte é il gigante Beethoven. Non essendo un musicista di professione, ma solo uno sgangherato dilettante, non ho mai approfondito l'aspetto tecnico delle composizioni, ma mi sono sempre affidato alle mie emozioni. Ovviamente le nove sinfonie del grande Ludwig sono state tra le composizione da me più ascoltate in assoluto e in modo particolare la nona, la più famosa.  
Eppure, dopo molti anni, mi sono accorto che la sinfonia che più amo riascoltare non é la nona, ma bensì la settima. Sembra quasi che nella successione numerica delle sinfonie (maledetta razionalità) tra la terza "Eroica" e la sesta "Pastorale" si avverta una crescita del grado verticale di liricità ed i temi emozionali si innalzano strutturalmente di ampiezza e di intensità in cima alla quale la settima é in vetta.  L'ottava e la maestosa nona sono un declivio il cui pathos affluisce nel suo immenso oceano, ma la settima con la ripetitività ossessiva dell'allegretto e le sue improvvise e prorompenti aperture ricadenti in  profondi e silenziosi adagi, scarnifica la dimensione umana e trascende nell'ignoto metafisico.
In questa mia personale visione la settima é la sommità nella quale scorgo l'etereo e il diafano Supremo.

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