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giovedì 1 agosto 2013

Falso In Costituzione

Kurt Godel, di cui la foto a fianco, oltre ad essere stato uno dei più famosi logici di ogni tempo, padre delle teorie di incompletezza e di inconsistenza nonché formulatore della teoria della prova ontologica dell'esistenza di Dio, quando si sottopose nel 1948 all'esame della speciale commissione per diventare cittadino degli USA, fece tremare di paura gli amici Einstein e Morgenstern, perché affermò, durante il tragitto che li portava verso la commissione esaminatrice, che la costituzione USA presentava delle palesi contraddizioni logiche secondo le quali gli Stati Uniti rischiavano di poter diventare una dittatura. Gli amici si premunirono raccomandandosi animatamente di non sollevare alcuna di queste osservazioni alla commissione, pena l'esclusione della cittadinanza. L'esame andò bene e quando, cocciutamente, il nostro Kurt accennò alle contraddizioni, la commissione gli fece un  bel sorriso e troncò all'istante ogni altra discussione assegnando la cittadinanza al logico moravo. 
Questo episodio mi ha fatto riflettere sulle differenze formali, che possono portare a opposte soluzioni sostanziali,  con cui sono declinate le formule linguistiche applicate alle varie attività dell'uomo. Anche se non conosco le osservazioni di Godel relative alle contraddizioni sulla costituzione USA, posso immaginare che, dal punto di vista logico formale, tali contraddizioni erano effettivamente presenti. La mia riflessione riguarda appunto il linguaggio formale utilizzato dalla lingua in cui si esprimono i concetti logici di una proposizione e le sue applicazioni nella varie discipline umane. Il sistema giuridico, in genere, può prestare facilmente il fianco a contraddizioni logico-linguistiche, soprattutto perché esiste un soggetto che formula e struttura le leggi (il legislatore), chi poi queste leggi le deve applicare (il governo), chi le deve interpretare e far rispettare (il sistema giudiziario) ed infine chi poi a tali leggi si deve attenere osservadone la corretta interpretazione (tutti i componenti di una società su cui tali leggi ricadono). Allora? Prendiamo la nostra Costituzione Italiana. Siamo sicuri che, dal punto di vista linguistico, sia perfettamente chiara e che non presenti palesi contraddizioni? Partiamo dai principi fondamentali e dal citatissimo articolo 1, primo comma: "L'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro". Fondata sul lavoro? E se il lavoro non c'è, decade il fondamento della repubblica? Attualissima visione dell'economia di oggi. In certe regioni italiane il 50% dei giovani non ha lavoro. Se in un futuro nerissimo la maggioranza della popolazione non avesse più lavoro, la repubblica su che cosa si fonderebbe? Sulla disoccupazione? Qualcuno potrebbe opporre che queste osservazioni sono questioni di lana caprina. Tutto riducibile, quindi, a sottigliezze sofistiche e quindi prive di valore. Sicuri?  Mica tanto. Se in un linguaggio formale in cui la convenzione formulata ed accettata dal sistema attribuisce un significato di valore semantico alla sintassi applicata, si avrà una univocità logica di deduzione, altrimenti si cade in contraddizione o, peggio, in ambiguità. Suggerirei come abbozzo una diversa formulazione dell'articolo in oggetto sicuramente migliorabile: "L'Italia é una repubblica democratica che ha come principale scopo quello di promuovere e diffondere il lavoro sotto ogni aspetto ed in ogni comparto, secondo le leggi vigenti e nel rispetto dei diritti di ogni essere vivente." Quindi viene rimosso il concetto di "fondamento", quando il fondamento potrebbe mancare del suo oggetto principale, cioè il lavoro. Altro esempio senza andare molto oltre. Articolo 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". I cittadini? Ma quanti non hanno cittadinanza in questo paese? Un milione? Due milioni? Ciò significa, testualmente, che chi risiede e lavora in questo paese producendo reddito e pagando le tasse ma non ha la cittadinanza italiana è privo di dignità sociale,  non é uguale davanti alla legge e si dovrà distinguere per sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Si potrebbe proseguire in questo modo analizzando linguisticamente anche altri articoli palesemente contradditori perché non più adeguati alle situazioni sociali contingenti attuali, ma questo, almeno per me, può bastare visto che si tratta dei primi articoli che si richiamano ai principi fondamentali della costituzione. Morale? La lingua non è cosa da applicare con leggerezza e, soprattutto, senza portare nel tempo i dovuti aggiornamenti non solo al profilo giuridico ed etico dei principi costituzionali, ma anche, e forse a maggiore ragione, prestando più attenzione all'utilizzo di un linguaggio appropriato ed aggiornato alla realtà in cui una nazione vive e si confronta.