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giovedì 29 gennaio 2015

Umane Credenze

"Guernica" di Picasso
Tratto da www.strangeart.it

Quando un po' di anni fa ebbi l'occasione di visitare nel museo di Reina Sofia di Madrid l'opera pittorica "Guernica" di Pablo Picasso restai impressionato, oltre che dalle imponenti dimensioni, anche e soprattutto dalla drammaticità che emana l'intera opera. L'assenza di colore e l'uso di tonalità dal nero al grigio chiaro rendono, a mio avviso, tutta  la rappresentazione pregna di terrore e di dolore nella totale distruzione che implica cose, animali e uomini.  Il viaggio a cui partecipai era stato organizzato da un gruppo ricreativo aziendale a cui mi ero aggregato. Dopo la visita al museo che contiene capolavori pittorici moderni e contemporanei, si aprì una discussione tra alcuni componenti del gruppo compreso il sottoscritto. L'incipit partiva proprio dalle considerazioni derivanti dal quadro di Picasso e cioè le motivazioni e le implicazioni che avevano provocato la distruzione totale della città spagnola di Guernica e, più in generale, quelle riguardanti l'odio tra esseri umani che spesso sfocia in guerre sanguinarie e distruttive. La seconda (e si spera ultima) guerra mondiale ha provocato circa settanta milioni di morti in tutto il mondo pari alla popolazione di una grande nazione simile all'Italia. Nella discussione si cercò di capire, tramite il dialogo, le motivazioni che spingono il genere umano a provocare guerre così distruttive e di così devastanti proporzioni. Il percorso dialettico ci portò inevitabilmente ad esaminare i diversi principi etici e filosofici che regolano le eterogenee società umane. Qualcuno, abbastanza ferrato in storia, citò la pace di Westfalia del 1648 che pose fine alla guerra di religione dei trent'anni tra i protestanti tedeschi ed i cattolici. Successivamente circa dieci anni dopo, sempre in relazione alle affermazioni del nostro "storico", anche tra Spagna e Francia fu stipulata una pace definitiva che poneva fine alla supremazia della Spagna sulle Fiandre. Per la prima volta, però, la religione secolarizzata che era stata protagonista della scena politica e sociale europea fin dai tempi del Sacro Romano Impero, venne di fatto estromessa dagli accordi di pace stipulati tra i contendenti.  Convenzionalmente si fa risalire a questo trattato il sorgere degli stati nazione europei affrancati totalmente dal giogo della religione e in cui gli interessi dei singoli era di natura territoriale, politica ed economica. Emergeva quindi nelle società civili di ogni singolo stato che i bisogni di ogni nazione non erano legati al credo religioso, ma agli interessi propri di ogni singolo popolo. La religione non era più quindi un fine, ma un mero mezzo veicolante gli interessi laici di ogni popolo costituito in nazione. Questo non implicò affatto che le guerre tra i singoli popoli europei fossero finite, ma il tema religioso non era più il motivo primo per scatenare una guerra ed il potere temporale dei papi-re conobbe così il suo definitivo declino. Nei due successivi secoli ci fu il consolidamento di questi principi illuministici e gli stati rafforzarono ulteriormente il loro nazionalismo. Il credo religioso fu sostituito da un credo laico il cui scopo era sì il miglioramento delle condizioni civili del popolo, ma fu portatore anche dei particolari  interessi di ogni singola nazione che tendevano a trarre il proprio vantaggio a scapito degli altri popoli. 
Le ideologie permearono le nuove società e il '900 conobbe gli effetti devastanti dell'eccesso individualistico degli stati nazione che scatenarono nell'arco di trent'anni le due più grandi guerre mai conosciute dall'umanità intera. 
Ci si chiede: ed oggi che le grandi ideologie sembrano tramontate e le religioni non hanno più l'importanza politica avuta nel passato, quale umano credo spinge oggi la maggior parte dell'umanità?
Risposta un po' velleitaria: l'economia globalizzata.


martedì 20 gennaio 2015

Care Vecchie Strisce



Delle riminescenze scolastiche la cosa che più ricordo con simpatia sono i diari. Il diario Vitt, il diario BC (ominidi dell'età della pietra "Before Christy") e le strips di Charlie Brown. Diceva un mio compagno di classe: "le strisce dei miei diari mi danno più lezioni di vita rispetto a tutti i libri scolastici che mi porto appresso". L'ironia surrealista delle strisce scaturite dal genio di Jacovitti rappresenta, a mio avviso, una sorta di analisi sociologica che descrive il tipico carattere italiano. Cocco Bill, pistolero ciabattone e confusionario, si muove all'interno di improbabili scenari tra salami sorridenti, vermi pensanti, ragni sospettosi e, in groppa al suo cavallo un po' filosofo ed un po' cialtrone,  risolve in modo cruento le varie situazioni in cui si rende protagonista. BC rappresenta invece uno spaccato della società preistorica che ammicca a quella americana progressista di cui fa parte il suo autore. Nel prefigurare un futuro incerto, il cavernicolo si impegna in opere inconcludenti, con l'ironia e anche un po' di scarcasmo di chi, in fondo, ha poco da perdere. Per finire poi con il puro genio poetico di Charles Shulz e le sue Peanuts, noccioline di filosofia, di saggezza, di argutezza, di ironia, di logica, di sociologia e anche, inesorabilmente, di cattiveria e che ha messo in strips tutte le paranoie dell'uomo moderno utilizzando la finta innocenza dei bambini che spesso sanno essere più spietati e diretti rispetto agli adulti. Ebbene sì, rimpiango quei momenti di serena lettura in cui condividere con gli amici le gags delle care vecchie strisce. A volte mi sento come il "vetusto" Charlie Brown che con le sue problematiche esistenziali ha fatto crescere milioni di persone e mi appello al suo buon senso ed alla sua malinconia condividendo questa sua azzeccata affermazione:


 immagine tratta da oradireli.com

mercoledì 14 gennaio 2015

Anime Salve

Tadamichi Kuribayashi  栗林忠道





Gli eroi non si fanno illusioni. 
Settanta anni fa, tra il febbraio ed il marzo 1945, si consumava nel pacifico l'ennesima sanguinosa battaglia tra le forze armate dell'Impero del Sole e quelle gli Stati Uniti d'America. Se "Raising the flag on Iwo Jima" rappresenta ancora oggi per gli Usa l'emblema eroico di quella battaglia in cui sei marines innalzarano la Stars and Strips sulla cima del Suribachi appena conquistato, dalla parte giapponese il simbolo di quella battaglia resterà per sempre il comandante giapponese Kuribayashi. Nonostante la discendenza da una famiglia militare di samurai, Tadamichi era un uomo sensibile e colto. Portato per la scrittura e la letteratura, si era ritrovato quasi inconsapevolmente all'interno di una brillante carriera militare. Sapeva benissimo che da quella maledetta isola di zolfo non sarebbe più tornato. L'impero del Ciapango sacrificava ad uno ad uno i suoi eroi in una carneficina senza fine. Eppure Kuribayashi sapeva che la fine sua e di molti suoi connazionali, nonché la totale sconfitta della guerra contro gli Usa, sarebbe ineluttabilmente avvenuta. Un uomo che non voleva fare la guerra soprattutto contro una nazione che conosceva benissimo. Un comandante che proibì, anche nel momento più buio ed infelice, gli attacchi suicidi "Banzai" da parte delle sue truppe e non solo per un motivo strategico, ma anche per una ragione di ordine logico ritenendo inutili gli attacchi suicidi in una situazione di netta inferiorità numerica e considerando il soldato non solo come una vittima sacrificale in onore dell'etica militaristica nipponica, ma una persona umana a cui sia data una possibilità, seppur remota, di sopravvivenza.
Che ci faceva dunque un uomo di tale levatura morale ed intellettuale in una guerra così cinica e brutale? Eppure la sua strategia riuscì ad imbrigliare il possente esercito americano per ben trentasei giorni prima di cadere sotto la soverchiante potenza bellica e numerica del nemico, ma infliggendole perdite pesantissime. Ciò non servì a salvare Iwo Jima dalla conquista e pochissimi soldati giapponesi si salvarono dalla carneficina, ma Kuribayashi dimostrò che in battaglia non serve l'esaltazione, il fanatismo e la superbia, ma l'uso della ragione diffondendo fiducia e usando umano rispetto nei confronti dei propri soldati. Il suo corpo non fu mai ritrovato e la versione più accreditata della storia racconta che, dopo essersi tolto i gradi di comandante, si immolò con i propri soldati nell'assalto finale del nemico. 
"E' triste cadere in battaglia" disse il generale nell'ultimo colloquio con il suo imperatore. 
Gli eroi non si fanno illusioni.

giovedì 8 gennaio 2015

Forever You'll Be Here

The cat "Poldo" - Foto by Eugenio Acran













My dear red cat

I tell you that

Wish you were still here

Nevermore you'll be near

the warmth of the fireplace

As tears wet my face

Goodby my dear

Forever you'll be here

 By Eugenio Acran - 2015 jan. 8