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mercoledì 20 maggio 2015

Abominio Galileiano

Galileo Galilei - Hulton Archive / Getty Image 

Lo sguardo dentro all'occhiale del cannone non lasciò dubbi e Giove 
si beava delle movenze delle sue amanti che attorno a lui danzavano. 
Di Gea quindi, la madre terra, si ripudiava il centro a cui tutto orbita. 
L'accusa fu veemente non solo per l'oltraggio al sacro scritto, 
congetture teologiche di senso divino, ma per la detronizzazione del 
temporale potere ponendo l'uomo universalmente a margine
Non più centro e nemmeno periferia, ma ogni luogo in nessun centro.
L'abominio del verbo vilipeso sottendeva silente l'insostenibile attributo 
del dominio clericale la cui inneggiante univoca podestà veniva così 
demolita con reductio ad absurdum per decentramento del massimo sistema.
Condanna a memoria dell'infame abiura.

martedì 12 maggio 2015

Dettami Filosofici Di Sopravvivenza

Immagine tratta da www.popsophia.it











Applicare sufficiente epicureismo per non scadere nel cinismo mantenendo un buon scetticismo per evitare idee platoniche da eludere pariteticamente utilizzando una discreta retorica  priva di sofismi e senza ostentare uno smodato orgoglio stoico o gli eccessi del piacere cirenaico. 



lunedì 11 maggio 2015

martedì 5 maggio 2015

Idee Circolanti

foto by Eugenio Acran









Un angelo rubicondo
Asserì che non è tondo 
Ma piatto, stretto e fondo

Un demone di Caldea
Sostenne la stessa idea
E lo chiamò Pangea

Un dotto di stirpe umana
Osservando il panorama
Ossequiò la stressa trama

Un navigante audace
Prendendo le distanze
Ne trovò le circostanze






lunedì 4 maggio 2015

Ignorante Saggezza

Foto by Eugenio Acran











Adolescente udii un'aporetica omelia nella quale il celebrante, con impressionante climax tenorile, conclamava che il nostro pianeta era in grado di produrre alimento per sessanta miliardi di individui, ma incapace di sfamarne totalmente meno di una tenue porzione decimale. All'epoca il censimento del mondo enumerava circa la metà della popolazione odierna, più che raddoppiata in pochi decenni. 
La stupefacente meraviglia non era data dalla declamazione della colossale cifra, ma dalla totale assenza di un quadro futuribile cronologicamente sostenibile. La domanda sorgeva urgente: "Eppoi?".  
La denuncia dell'immarcescibile umano egoismo si compiaceva della soluzione finale del quesito  con l'affidarsi ciecamente al dono elargito dalla  trascendente carità metafisica della Divina Provvidenza. 
Il dotto e teologico verdetto mi suscitò l'aforistica menzione permeata di ignorante saggezza della mia  cara e vecchia nonna: "aiutati che il cielo ti aiuta!", convinzione che non dal "cielo" dovesse cadere la Divina Soluzione, ma dall'umano pensiero infuso proprio dalla Divina Provvidenza di cui essa stessa ne è donatrice. Confutare la vana speranza di evitare un progressivo deterioramento dell'umana condizione declinante in una definitiva catastrofe terrena affidandosi solo all'attesa di un segno celeste non è irreligioso o abominevole, ma responsabilmente dovuto. Il concetto del limite pone problemi non teologicamente risolvibili, ma ricerca umane soluzioni che superino le future congetture esistenziali. Il Divino, per chi crede, è immensamente sapiente non per le miracolistiche provvidenze metafisiche, che si affidano a speranze di sopravvivenza probabilistica, ma nell'avere infuso nell'uomo antropologicamente evoluto una mente razionale capace di discernere il bene dal male e di comportarsi con logica conseguenza. La trasmutazione umana da inerte potenza ad attore agente è, a mio avviso, confacente alla Volontà Divina, che condanna l'inagibile attesa taumaturgica e premia la propositiva volontà produttrice.
Preci sì, ma di ben fare.