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venerdì 27 dicembre 2013

Abbiamo Tutti La Nostra Spoon River

1930, Grant Wood, American Gothic,. Pubblicato da Domenico Olivero 

"Non al denaro non all'amore nè al cielo", é il disco del 1971 con la raccolta di nove canzoni che Fabrizio De André trasse liberamente da alcune poesie dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Ho pensato che se  il grande cantautore genovese fu ispirato dall'opera poetica dell'Antologia, valesse davvero la pena di leggerne le poesie. Così, dopo anni in cui mi ero ripromesso di acquistarne il libro, finalmente l'ho comperato in una di quelle bancarelle di libri che si trovano nei mercatini delle città.
L'Antologia, come affermò lo stesso autore, é un compromesso tra narrazione e poesia. Masters immagina che nel cimiero di Spoon River ogni tomba riporti in versi l'autobiografia narrata in forma di epitaffio da ogni singolo defunto che racconta in episodi salienti la propria vita e la propria morte. Mi ha colpito l'originalità dell'autore nel descrivere i molteplici vissuti di persone appartenenti ad una comunità che racconta se stessa in forma liberatoria, narrando la propria storia e le proprie attività in relazione ai rapporti sociali in essa contenuti. Ma quante Spoon River ognuno di noi potrebbe raccontare? Soprattutto per chi ha vissuto per un lungo periodo in una piccola città di periferia avendo conosciuto, magari non direttamente, molte persone che lì vi hanno trascorso la loro vita e sono morte. Oppure apprendendo il trascorso di vita di molti defunti attraverso la memoria di parenti o amici che sono stati testimoni diretti o indiretti delle loro vicissitudini. Ciascuno di noi, per chi ha memoria della propria identità come membro del proprio gruppo sociale, può ricordare volti, nomi, storie di chi è defunto e sepolto nel cimitero del proprio paese. Ti sovviene a volte, percorrendo i viali del camposanto, di ritrovare persone di cui avevi perso ogni traccia, ma non il loro ricordo. Rivedi improvvisamente volti e nomi che hanno rappresentato parte del tuo vissuto. Un senso di oppressione pervade la mente sapendo che ora queste persone non sono più tra noi. Un vuoto senso di impotenza ti stringe come un nodo alla gola, non riuscendo a capire perché ciò avvenga e ti rammarichi di non aver avuto occasione di parlare più spesso con loro e di non poter più sentire le loro storie, udire la loro voce, ascoltare i loro desideri, rincuorare le loro delusioni. Spesso il ricordo inganna la realtà dei fatti trasformando episodi ritenuti trascurabili nel momento in cui accaddero in epici momenti indimenticabili. Cose  che quando accaddero all'epoca delle loro manifestazioni furono sgradevoli, si rivivono oggi come dolci ricordi. Sembra che il tempo, esorcizzando il lutto della scomparsa, provochi un effetto distorsivo sulla visione del ricordo degli episodi accaduti nel passato. La mente rimuove gli effetti negativi degli accadimenti di vita vissuta e lascia  trasparire solo un piacevole ricordo che rasserena l'anima e pacifica lo spirito. 
La metafora perfetta della distorsione visiva del tempo che passa é rimata, tra le righe dell'Antologia, dalla poesia di "Dippold l'ottico":

Che cosa vedi adesso? 
Globi di rosso giallo e viola.
Un momento! E adesso?
Mio padre mia madre e le mie sorelle.
Sì!  E adesso?
Cavalieri in armi, donne bellissime, volti gentili.
Prova questa.
Un campo di grano - una città.
Molto bene! E adesso?
Un giovane donna con degli angeli chini su di lei.
Una lente più spessa. E ora?
Molte donne con gli occhi luminosi e le labbra aperte.
Prova questa.
Solo una coppa su un tavolo.
Oh, capisco! Prova questa lente.
Solo un spazio aperto - non vedo niente di particolare.
Bene, adesso?
Pini, un lago, un cielo d'estate.
Così va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggine una pagina.
Non posso. I miei occhi sono trascinati oltre la pagina.
Prova questa lente.
Profondità d'aria.
Ottimo! E adesso?
Luce, solo luce, che trasforma tutto il mondo in giocattolo.
Molto bene, faremo gli occhiali così.

(da "Antologia di Spoon River" di E.L. Masters - New York -1915).