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martedì 24 giugno 2014

giovedì 19 giugno 2014

Divagazioni Accademiche

Immagine 54 ClownTratto da: http://www.webgif.org/gif_animate/personaggi/clown/immagini/54.htm

Durante una trasmissione televisiva di cultura colgo l'intervento di un insigne professore di filosofia il quale afferma, con tono accademico, che nella "Repubblica" di Platone si trovano le basi dell'idea socio politica moderna del comunismo. Io non sono un addetto ai lavori ma ho letto molto di Platone, compresa l'opera citata dal professore e tale opinione mi sembra  francamente azzardata. E' vero che il filosofo socratico greco nel descrivere l'organizzazione dello stato considera necessario che l'elite che governa la polis debba vivere in una comunità aperta, i cui figli, appena nati, devono essere portati in nidi d'infanzia comuni ed educati secondo i criteri di giustizia e verità, ma non dimentichiamoci che tale elite è scelta eugeneticamente in base alle attitudini di capacità intellettive e di ordine morale e sociale. Nulla a che fare, quindi,  con il socialismo reale moderno confezionato con l'idea di una società in cui il comunismo prevede, per antonomasia semantica, l'abolizione di tutte le classi sociali. Si mettessero d'accordo gli intellettuali e professori di filosofia politica nel definire una volta per tutte se il buon Platone è ispiratore di una classe aperta di stampo socialista in cui la proprietà privata non è ammessa o un ideatore di una classe di super uomini che devono procreare riproducendosi tra loro e che  lo stato, cioè le altre classi sociali, deve mantenere soggiacendo alle leggi decretate dalla medesima casta dirigenziale d'elite. Non per nulla Platone definisce, in ordine decrescente di efficienza e di merito, le cinque tipologie in cui uno stato si può reggere e cioè l'aristocrazia (governo dei migliori e cioè dei filosofi), la timocrazia (governo dei ricchi), l'oligarchia (governo di pochi che opprimono con la forza tutti gli altri), la democrazia (governo di tutti, compresi gli ignoranti ed i plebei che sono, secondo Platone, una maggiornanza incapace di governare bene e che porta al disastro totale dell'intero stato) ed infine la tirannia (unica persona con il suo clan che governa con la forza e la prepotenza tutti gli altri cittadini). Quest'ultima tipologia, la tirannide, per Platone è emanazione diretta della democrazia quando quest'ultima inevitabilmente rovina nel caos istituzionale e civile.
Si mettessero dunque d'accordo i signori accademici nel definire se nella repubblica di Platone è insito un'istituzione statale che accomuna tutti (solo gli aristocratici? O anche, successivamente, tutte le altre classe sociali?) oppure è l'istigazione di una forma di "razzismo sociale" che porta inevitabilmente ad una dittatura della casta aristocratica degli "eletti" con tutte le controindicazioni del caso.
Io penso, come osservatore dilettante, che tale trattato di politica deve essere contestualizzato all'epoca del suo autore e cioè a duemilaquattrocento anni fa. Ogni paragone con la modernità trova spazio solo a congetture ed a paragoni che sono e rimangono mere opinioni.