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mercoledì 20 dicembre 2017

Potenza E Ossessione




TRATTO DA : https://www.youtube.com/watch?v=dqMMu0OL-Sc

CARMINA BURANA

« O Fortuna,
velut Luna
statu variabilis,
semper crescis
aut decrescis »

sabato 2 dicembre 2017

Senili Alterazioni

Immagine tratta da :http://www.qbarz.it/foto-divertente.htm?n=2595










 Si ritiene, a ragione, che l'anziano sia portatore di saggezza e lungimiranza nonché di prudenza e temperanza, due tra le virtù cardinali considerate essenziali per la natura morale dell'uomo. Purtroppo, spesso e più pragmaticamente, l'anziano è imprudente, intemperante e confusionario. Se poi, metti caso, l'anziano riveste anche un ruolo sociale di spiccata notorietà, la cosa si evidenzia ancora in modo maggiore. Per fortuna non sempre ciò si verifica. Si direbbe anzi, analizzando attentamente, che queste mancanze si avvertono di più proprio nelle persone anziane più note e famose. Un esempio eclatante di ciò che sopra si è detto è avvenuto in una famosa intervista di un noto direttore di giornale anziano, anzi molto, molto anziano. Non è certo nella forma della sua dialettica fluida e discorsiva che si denota la sua imprudenza, ma nel suo contenuto. Dichiara sicuro che la politica e la morale sono cose completamente separate così come a suo tempo scritto e dichiarato da Aristotele e Platone. Afferma che i due filosofi asseriscono che un buon governante può essere anche totalmente immorale e che la moralità non è un requisito richiesto dalla governabilità di uno stato. Nulla di più falso. L'anziano avvalla una sua personale opinione come fosse confermata dai trattati filosofici dei più noti autori greci, ma piglia un sonoro granchio. Delle due l'una: o ha citato a casaccio, cosa assai grave per un intellettuale, il pensiero di nomi altisonanti dell'antica filosofia greca per nobilitare la sua opinione avendo fiducia nell'ignoranza della maggior parte degli ascoltatori oppure, cosa molto più grave, ha pensato di riportare proprio il vero pensiero di tali filosofi. 
Partiamo del pensiero filosofico del primo, in ordine di tempo, dei due filosofi: Platone. Sul dialogo "Repubblica" egli dichiara che cos'è la politica: governare con giustizia. Chi sono i migliori governanti? Platone risponde: gli aristocratici cioè, come significa la stessa definizione di aristocrazia, il potere dei migliori. Migliori in che senso? Migliori nel senso morale più completo e universale del termine che vuol dire essere al servizio del popolo anteponendo gli interessi di tutti ai propri per il benessere di ognuno. Per tale scopo si deve condurre una vita pubblica esemplare priva di ogni tornaconto personale e al servizio della comunità. Gli aristocratici devono vivere a spese dello stato, cioè di tutti, senza proprietà private e utilizzando le risorse messe a loro disposizione dai cittadini per il raggiungimento dello scopo ultimo della repubblica: il bene comune. Vengono scelti dalle persone più sagge e irreprensibili del popolo che, a loro volta, devono possedere i medesimi requisiti moralmente riconosciuti. Questi requisiti vengono ampiamente riportati e ribaditi anche in un degli ultimi dialoghi di Platone: "Le Leggi". Punto. E per Aristotele? E' anch'egli un accademico platoniano, anche se successivamente dichiarato, per certi versi, eretico. 
Il vegliardo giornalista, in proposito e con arguzia,  accomuna la figura di Aristotele a quella di Alessandro Magno di cui ne è stato il precettore, denunciando le abominevoli stragi e la condotta spesso immorale del famoso condottiero macedone deducendone: ecco l'insegnamento dato a costui da Aristotele. Piccole dimenticanze: 1) Alessandro era un re e non un aristocratico in senso platonico; 2) esprime un potere di governo assoluto e dispotico come un tiranno; 3) la tirannide è menzionata nel dialogo della  "Repubblica" di Platone come la quinta e ultima in senso morale decrescente delle tipologie di governo e viene citata dopo la democrazia, considerata anch'essa una forma di governo non di elevato grado morale.
Un buon tacer non fu mai detto.