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mercoledì 14 gennaio 2015

Anime Salve

Tadamichi Kuribayashi  栗林忠道





Gli eroi non si fanno illusioni. 
Settanta anni fa, tra il febbraio ed il marzo 1945, si consumava nel pacifico l'ennesima sanguinosa battaglia tra le forze armate dell'Impero del Sole e quelle gli Stati Uniti d'America. Se "Raising the flag on Iwo Jima" rappresenta ancora oggi per gli Usa l'emblema eroico di quella battaglia in cui sei marines innalzarano la Stars and Strips sulla cima del Suribachi appena conquistato, dalla parte giapponese il simbolo di quella battaglia resterà per sempre il comandante giapponese Kuribayashi. Nonostante la discendenza da una famiglia militare di samurai, Tadamichi era un uomo sensibile e colto. Portato per la scrittura e la letteratura, si era ritrovato quasi inconsapevolmente all'interno di una brillante carriera militare. Sapeva benissimo che da quella maledetta isola di zolfo non sarebbe più tornato. L'impero del Ciapango sacrificava ad uno ad uno i suoi eroi in una carneficina senza fine. Eppure Kuribayashi sapeva che la fine sua e di molti suoi connazionali, nonché la totale sconfitta della guerra contro gli Usa, sarebbe ineluttabilmente avvenuta. Un uomo che non voleva fare la guerra soprattutto contro una nazione che conosceva benissimo. Un comandante che proibì, anche nel momento più buio ed infelice, gli attacchi suicidi "Banzai" da parte delle sue truppe e non solo per un motivo strategico, ma anche per una ragione di ordine logico ritenendo inutili gli attacchi suicidi in una situazione di netta inferiorità numerica e considerando il soldato non solo come una vittima sacrificale in onore dell'etica militaristica nipponica, ma una persona umana a cui sia data una possibilità, seppur remota, di sopravvivenza.
Che ci faceva dunque un uomo di tale levatura morale ed intellettuale in una guerra così cinica e brutale? Eppure la sua strategia riuscì ad imbrigliare il possente esercito americano per ben trentasei giorni prima di cadere sotto la soverchiante potenza bellica e numerica del nemico, ma infliggendole perdite pesantissime. Ciò non servì a salvare Iwo Jima dalla conquista e pochissimi soldati giapponesi si salvarono dalla carneficina, ma Kuribayashi dimostrò che in battaglia non serve l'esaltazione, il fanatismo e la superbia, ma l'uso della ragione diffondendo fiducia e usando umano rispetto nei confronti dei propri soldati. Il suo corpo non fu mai ritrovato e la versione più accreditata della storia racconta che, dopo essersi tolto i gradi di comandante, si immolò con i propri soldati nell'assalto finale del nemico. 
"E' triste cadere in battaglia" disse il generale nell'ultimo colloquio con il suo imperatore. 
Gli eroi non si fanno illusioni.

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