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giovedì 12 febbraio 2015

Il Demone Iperbolico e L'Angelo Ellittico

La percezione dello spazio che ci circonda ci induce ad assegnargli connotazioni che sono conseguenza di ciò che il nostro immaginario riesce ad elaborare in funzione degli attribuiti che noi crediamo esso possa avere. Tale percezione  è conseguenza di esperienze empiriche dovute alla nostra collocazione fisica posta su una sfera a cui siamo legati dalla forza di gravità. Un esempio classico deriva dalle montagne e dai burroni. La visione di una montagna ci porta naturalmente a pensare positivamente all'innalzamento verso il cielo, mentre lo sguardo nell'antro di un profondo burrone ci dà spesso un senso negativo di terrore. Non per nulla alcuni antri profondi presenti in molte parti del nostro pianeta vengono definiti con precisa definizione semantica "orridi". Le trasposizioni dell'ultrasensibile e dell'ancestrale delle senzazioni che tali luoghi ci inducono hanno portato l'essere umano ad identificarne anche le sedi e le funzioni in chiave filosofica e teologica. Non a caso l'inferno che Dante immagina nella Commedia è descritto fisicamente come una spaventosa ed immensa voragine posta sotto la città di Gerusalemme e provocata dalla rovinosa caduta del "diavolo fra i diavoli", satana in persona, cioé dal precipitare di Lucifero scaraventato giù dal paradiso per avere attentato al primato del suo Creatore. La risultante di questa voragine é, all'opposto, l'altissima montagna che si é innalzata agli antipodi e sede della speranza redentrice: il Purgatorio. Abbiamo già qui una visione geometrica non euclidea che prelude alla visione positiva del bene e negativa del male. La geometria iperbolica degli antri è, con azzardata e forzata definizione, l'idea di uno spazio sottratto (negativo=male), rispetto al rassicurante piano euclideo, in cui un triangolo iperbolico ha somma degli angoli interni minori di 180°, mentre la geometria ellittica delle alture dà l'idea di uno spazio aggiunto (positivo=bene) nella quale la somma interna degli angoli di un suo triangolo é maggiore di 180°.  
Si arriva poi all'eccesso delle concentriche super sfere celesti immaginate da Dante per descrivere il Paradiso Celeste, la decima ed ultima della quale è immota e infinita ed è la sede del Sommo Creatore (guarda caso proprio sulla "sommità" del luogo divino) circondato dagli angeli e dai beati. Possiamo benissimo renderci conto anche sul piano della vita terrena che, dopo la morte, il corpo finirà in una fossa o in ogni caso entro un buco iperbolico, mentre sul piano spirituale, per chi crede, l'anima salirà in cielo se il suo contenitore si sarà comportato bene oppure sprofonderà all'inferno (chissà in quale abisso ed in quale posto situato) se si sarà comportato male.
Eppure a volte non ci rendiamo conto che la fisica, come la geometria e la matematica, non pongono altro che visioni da angolature diverse di un medesimo oggetto, come la terra di riporto dall'inferno al purgatorio danteschi. La bellissima cupola di San Pietro è ellittica all'esterno ed iperbolica all'interno. Se fossimo al centro della terra, cioé all'interno di una sfera, potremmo ammirare l'iperbolismo alla massima estensione angolare. Le geodetiche, che sono tutte le curve i cui punti sono passanti per il centro di una sfera, seppur disegnate sulla sua superficie non sono altro che l'estensione di tutti i suoi raggi. Si può quindi affermare, in modo azzardato e iperbolico, che come il male  ed il bene intesi in senso antropologico sono le due facce di una stessa medaglia, l'iperbole e l'elissi sono la distorsione di un medesimo spazio. Se scaliamo una montagna e volgiamo lo sguardo verso il basso abbiamo chiara la percezione che innalzarsi comporta il pericolo di precipitare. Ci siamo cullati nell'illusione che il miraggio euclideo ci avrebbe affrancati dalla ricerca di una realtà diversa rispetto a quella lineare e neutra. 
Appunto, un'illusione.


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