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mercoledì 11 febbraio 2015

Borges Ergo Cogito

Jorge Luis Borges

La storia è questa. Ci giri attorno, lo sfiori, lo pensi, lo trovi citato nei compendi più impensati che vanno dalla letteratura alla storia, soprattutto in molti trattati di scienze, di filosofia, di teologia, di logica e perfino di matematica. Poi ti arrendi e decidi di intercettarlo. 
Chi? Lui, Borges Luis Jorge. L'impatto premeditato (e voluto) é avvenuto su un piccolo tomo intitolato "Discussione". L'oggetto del trattato riguarda la letteratura e la poesia, ma sottende diverse discipline. Mi accorgo subito di una cosa che forse, sotto falsa modestia, potrebbe passare inosservata: la sterminata cultura. E non solo poetica e letteraria, ma filosofica e scientifica. Talmente affascinante da dare fastidioSe l'intelligenza umana si manifesta in molti modi, la sua é cosmogonica, sillogistica, linguisticamente catafratta ed epistemologicamente corretta.  Per esempio parlando della revisione che Torquato Tasso effettua sulla sua  opera poetica  "Gerusalemme Liberata" trasformandola nella "Gerusalemme Conquistata" Borges appunta: "In essa si attenuano le enfasi del testo originale, operazione che, compiuta su un'opera essenzialmente enfatica, può equivalere alla sua distruzione". Ancora, parlando del paradosso della corsa tra l'omerico Achille e la tartaruga propugnato per la prima volta dal filosofo greco Zenone di Elea, nel trarne le conclusioni egli osserva: "... l'esistenza di un corpo fisico, la permanenza immobile, lo scorrere di una sera nella vita si allarmano di avventura a causa di esso. Quella scomposizione avviene mediante la sola parola infinito, parola (e poi concetto) sconvolgente, che abbiamo generato con temerarietà e che una volta ammessa in un pensiero scoppia e lo uccide". Sul peccato teologicamente concepito asserisce: " ... dedurre che un peccato é infinito (e quindi, aggiungo io, il castigo dell'inferno deve essere infinito), perché attenta a Dio che é l'Essere infinito, equivale a dedurre che é santo perchè Dio lo é, oppure pensare  che le ingiurie inferte ad una tigre debbano essere a scrisce". Sull'inferno disquisisce: "Io credo che nel nostro inconcepibile destino, dove vigono infamie come il dolore corporale, qualsiasi stravaganza é possibile, persino la perpetuità di un inferno, ma credo anche che sia irreligioso crederci".  Sull'etica superstiziosa del lettore conclude: " ... la letteratura é un'arte che sa profetizzare il tempo in cui sarà diventata muta, e accanirsi contro la sua stessa virtù e innamorarsi della sua stessa dissoluzione e corteggiare la sua fine". Questa deduzione rientra nella sfera della logica ed é equivalente all'affermazione: "La logica matematica che contiene una quantità sufficiente di aritmetica é l'unica entità metafisica che é riuscita a provare la sua indimostrabilità".
Trasportando metaforicamente il tutto in cultura culinaria, ciò trattasi di un aperitivo che viene prima dell'antipasto, seguito da un primo piatto, da un secondo, da contorni assortiti, da dessert e dal caffè. 
Aspetto affamato le altre portate.

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