Pagine

Translate

sabato 18 maggio 2013

Teorema Musicale

Siamo nella seconda metà degli anni '70. Un gruppo di amici si trova seduto comodamente al solito bar, punto di ritrovo per giocate a biliardo, qualche scala quaranta, immancabile sigaretta in bocca (ora ripudiate da tutti), interminabili discussioni. Il tema della serata è: la musica pop imperante in questo (di allora) momento. Parla Enzo, il musicofilo batterista: pontifica. Preparato, ma banale. La discussione si fa  però più accesa tra il sottoscritto e Roberto. Motivo del contendere: contrapposizione tra tecnica virtuosistica e composizione. Il sottoscritto, paladino del virtuosismo,  erge a  proprio simbolo un gruppo pop versione "progressive" molto famoso e di cui ha esperienza diretta essendo andato a sentire dal vivo un loro concerto. Si tratta degli Emerson, Lake & Palmer.  Roberto, rigorosamente fermo sulla composizione, contrappone un altro famosissimo e collaudato team di musica pop psichedelica: i Pink Floyd. La mia tesi, che considero vincente, è che un musicista deve essere preparato, padrone del suo strumento, possibilmente un virtuoso, tecnicamente forte. Deve saper leggere uno spartito a prima vista, deve saper suonare ogni tipo di musica in modo decente, deve saper comporre e, soprattutto, deve saper interpretare e rimodulare la musica altrui. Keith Emerson si presta ovviamente a tutte queste caratteristiche. Ha reinterpretato brani di musica classica in modo così convincente che devo a lui il mio avvicinamento e la mia (modesta) conoscenza della musica classica e sinfonica, ma ha anche prodotto, insieme al suo gruppo, ottima musica pop ("Tarkus" docet). Il tastierista ha temperamento e possiede inoltre doti eclettiche non indifferenti passando, con brani suonati al pianoforte, da un rock scatenato ad un ragtime del tipo "Ranch-Saloon" e da una riedizione personalizzata di una piece classica ad un pezzo di dixie jazz. Utilizza inoltre il suo potente Hammond C3 come una banda che suona a fanfara, passando dalla "Promenade" dei "Quadri di Esposizione" di Mussorgsky, ad una scatenatissama ballata da rodeo come "Hoedown" di Aaron Copland, per finire con una originalissiama interpretazione del "Bolero" di Ravel. Esilarante ed indemoniato. Il mio modello di musicista.
Roberto è più pacato. Non contrappone il virtuosismo strumentale e nemmeno la reinterpretazione di brani famosi. Si concentra invece ossessivamente sulla novità. Si intestardisce puntigliosamente su "una nuova e originale composizione", mai tentata prima di ora. Applaude alla sperimentazione sintetica. Si appella alle diafane visioni dell'inconscio ed agli stati emozionali provocati da voci e melodie che sfiorano l'eccelso mentre , a mio avviso,  rievocano stati di paranoia, magari prodotti da allucinogeni come il famigerato LSD. Non gradisco l'uso indiscrimitato dei sintetizzatori, degli effetti speciali che coprono, secondo il mio punto di vista, uno scarso supporto tecnico-strumentale. Manca quindi il virtuosismo tecnico e viene riprodotta una musica che tutti possono comporre senza avere prima effettuato una preparazione specialistica e strumentale adeguata. Il mio atto di accusa è la superficialità. Il suo atto di accusa è la banalità e l'affermazione che musicalmente la mia posizione avalla un "niente di nuovo sotto il sole".
Sono passati tanti anni. Troppi per non rimpiangere quei tempi in cui la musica rappresentava per noi un motivo di coagulo, di discussione ininterrotta, di partecipazione a diversi concerti spendendo i pochi soldi a disposizione in biglietti al botteghino e per l'acquisto dei preziosissimi long playing. Appena uno del gruppo di amici ne acquistava uno, l'evento diveniva motivo per ritrovarsi a casa sua ed ognuno di noi si trasformava in critico musicale aprendo dibattiti senza fine. Oggi poi, con i diabolici MP3, IPOD e compagnia varia, si ha la possibilità di ascoltare un'infinità di musica in qualsiasi luogo e in qualunque momento: in perfetta e spesso malinconica solitudine. Si possiede la fortuna, data dalla  tecnologia, di poter comparare immediatamente un brano ad un altro, un autore ad un altro e di renderti subito conto, data anche l'età non pù giovane e l'esperienza e la capacità critica accumulata nel tempo, di capire effettivamente la valenza e l'imprinting che ogni autore ha lasciato con le sue opere lungo il cammino della storia della musica pop.
Non ho cambiato idea sul bravo e preparato Emerson, ho cambiato invece radicalmente opinione sui Pink Floyd. Devo ammettere che il buon Roberto aveva perfettamente ragione. Se da un lato la tecnica virtuosa di Keith mi ha permesso un ampio approccio alla musica in senso lato, oggi, confesso, Waters & company hanno lasciato un'indelebile solco tracciato nella storia della musica pop. Riascoltando i brani, ormai mitici, non si può esimersi dal catalogare opere come Atom Heart Mother, Meddle, The Dark Side of the Moon, Wish You Were Here, The Wall, The Division Bell come veri capolavori di composizione innovativa. In tutta la storia della musica, dall'antica, alla classica, alla moderna, alla contemporanea e nella più ampia accezione dei termini che la definiscono, esiste sempre, per ogni genere ed epoca, qualche autore che delimita uno spartiacque e l'inizio di una nuova epoca scavando un solco nuovo per un nuovo genere. Si possono annoverare tra i pionieri e i generatori di nuovi prototipi musicali nei quali si formano dei discepoli che spesso superano i maestri. Ma proprio questo non è il caso dei Floyd. Loro sono stati gli archetipi fondatori, sicuramente con altri gruppi,  di un genere nuovo del quale però ne hanno dettato i canoni con brani il cui valore simbolico e semantico non è mai stato eguagliato da altri compositori del medesimo genere. Ma la magia della loro musica, oltre ovviamente all'originalità, rimane sicuramente lo spessore emotivo e il messaggio subliminale dell'inconscio che si astrae dal genere stesso e lo supera creando una nuova e non ben configurata classe musicale. Si potrebbe azzardare l'unicità delle composizione in un tracciato compositivo di valore universale. Tale definizione può essere avallata dall'utilizzo trasversale della loro musica da parte del cinema, della pubblicità, della televisione e negli ambiti più svariati come lo sport, la cultura, l'informazione e l'arte.
Devo dare l'onore a Roberto di avere percepito da subito, in quegli anni lontani, il valore dell'originalità compositiva, la compulsione emotiva delle sensazioni create, la capacità di destare, ancor più oggi, un profondo ed ignoto sentire che genera turbamento e angoscia da un lato, ma anche serena pacatezza ed ancestrale sublimazione dall'altro. E tale prodotto rimane originale in ogni tempo.
Con tutto ciò, caro Robby, devo sinceramente ammettere che la nostra disputa, a distanza di anni,  l'hai sicuramente vinta tu.

Nessun commento:

Posta un commento