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mercoledì 8 marzo 2017

Un Futuro Elettromagnetico

Immagine tratta da : linkamigratis.blogspot.com





Che differenza esiste tra il definire una persona veggente o profeta?
La rilevazione divina emana la profezia per mezzo di un suo adepto e quindi è una fonte esterna che ispira e istruisce il profeta che annuncia la novella teologica della divinità di riferimento. E il veggente? Persone dotate di una misteriosa capacità di prevedere gli accadimenti futuri o di rivivere nell'oggettiva realtà dei fatti episodi accaduti nel passato. Ma tale capacità da dove proviene? Si potrebbe, in modo del tutto personale e arbitrario, suddividere i veggenti in due categorie ben distinte: i veggenti trascendentali e quelli razionalisti. Tralasciando la prima categoria di cui poco o nulla si può affermare sull'origine delle loro doti, poniamo l'attenzione sulla seconda. I veggenti razionalisti sono quelle persone che hanno un possente bagaglio culturale, una grande capacità di leggere le evoluzioni umane della società, una deriva filosofica consolidata, un'ottima preparazione in campo scientifico e tecnologico e, soprattutto ma non per ultimo, una profonda capacità di sintesi logica. Ora sorge spontanea la domanda: ma che c'entra tutto questo con il futuro elettromagnetico? C'entra, c'entra assai.  Ho avuto l'occasione di incontrare un veggente razionalista in tempi passati non sospetti in cui il futuro presente era ancora ben lontano dal divenire e in cui il progresso avvenuto era difficile da immaginare. Eppure non è sul presente che il nostro veggente ha dimostrato la sua grande capacità "divinatoria" , ma sul prossimo o forse ancor più remoto futuro e le sue previsioni, manco a dirlo, le stava esternando su un mezzo di trasporto che oggi appare come il più temibile (e molto probabilmente sarà il vincente) concorrente dell'aeroplano: il treno.  Due anonimi passeggeri seduti alle mie spalle mi tennero compagnia in un solitario e lungo viaggio in treno avventuto più di vent'anni fa (metà anni novanta del secolo scorso) e nel distogliere l'attenzione dalle mie faccende mi concentrai sui loro discorsi e comprendo solo oggi che il nostro uomo era uno di loro.  Non ricordo esattamente le parole del veggente, ma mi sono rimasti indelebilmente impressi i concetti che egli espresse in quell'occasione e che di seguito descrivo.
La prima visione riguardava il mezzo di trasporto più usato e abusato: l'automobile con i suoi affini e derivati. Gli strali del nostro uomo si concentrarono non tanto su di essi come tali, ma sul loro mezzo di propulsione e cioè il motore a scoppio a combustione interna che brucia gli idrocarburi con effetti inquinanti devastanti. Il futuro, annuciava il nostro uomo, sarà solo di mezzi stradali a propulsione elettrica e l'unico problema da risolvere sarà di progettare accumulatori in grado di immagazzinare in poco tempo sufficiente energia per avere un'autonomia di percorrenza paragonabile ai motori a scoppio. Su questo punto il suo compagno dissentì affermando che la fonte per produrre più energia elettrica per le batterie dei mezzi di trasporto stradali elettrici sarebbe stata prodotta per la maggior parte da centrali alimentate a idrocarburi che avrebbero perciò incrementanto l'inquinamento in misura ancora maggiore. Su questa osservazione, per nulla banale, egli rispose in modo chiaro e preciso che si trattava di un'enorme bufala. Dati alla mano egli affermò che non essendo più necessario avere i distributori di idrocarburi lungo le strade non ci saranno più nemmeno le raffinerie di petrolio sparse sui cinque continenti con la logica eliminazione di milioni di autocisterne che trasportano idrocarburi inquinando a loro volta in maniera capillare tutto il territorio. Non solo. Verranno eliminati miliardi di litri di olio lubrificante che sono fonte di ulteriore inquinamento in quanto i motori elettrici non necessitano di lubrificanti. L'energia elettrica viaggia su tutto il globo per mezzo dei fili e in futuro, asserì sicuro, si potranno caricare accumulatori anche senza fili per mezzo dell'induzione elettromagnetica, con ulteriore risparmio di meteriali metallici. E ancora. I componenti di un motore a scoppio a combustione interna sono diverse centinaia, con filtri e componenti che devono essere periodicamente sostituiti aumentando i problemi di smaltimento dei rifiuti. Un motore elettrico è semplicissimo ed è composto da pochi elementi e ha una durata lunghissima in quanto non ha componenti altamente usurabili. Praticamente è costituito da una matassa di filo metallico ad alta capacità di conduzione elettrica ed è di proporzione molto più piccole e ingombranti rispetto a quella di un motore a scoppio e non provoca inquinamento armosferico e nemmeno acustico in quanto è totalmente silenzioso. Infine, il motore elettrico esprime la massima potenza motrice di coppia da subito, a regime zero, potenza che permette di muovere automezzi pesantissimi con minor dispendio di energia e maggiore resa lavoro che si traduce in una sola parola: zero emissioni inquinanti. Infine la resa lavoro di un motore elettrico è pari al oltre il 95% dell'energia impiegata, mentre i motori a scoppio a combustione interna rendono al massimo intorno al 30% ed il resto viene disperso in calore.
La seconda visione annunciava la vittoria finale del mezzo di trasporto che avrebbe trionfato nel futuro per i viaggi di lunga percorrenza terrestre: il treno. In questo frangente il nostro uomo superò se stesso in quanto "profetizzò" qualcosa che oggi si sta, almeno in parte, avverando. Ci vorrà molto tempo, ma il treno sostituirà in modo quasi definitivo l'aereo. Verranno utilizzati veivoli solo per i viaggi al di fuori dell'atmosfera terrestre per le basi orbitanti intorno alla terra e anche per viaggi interplanetari. Sulla terra il treno sostituirà l'aereo in quanto sarà in grado di essere più veloce consumando meno energia. Su tale argomento il suo compagno dissentì ironicamente affermando che non vedeva proprio come un treno potesse attraversare un oceano che divide un continente da un altro. Il suo sorriso si spense quando metabolizzò la risposta dell'amico veggente il quale affermò che come oggi vengono depositati enormi cavi sul fondo oceanico per la trasmissione dei dati, così in un futuro non lontano potranno essere realizzati dei grossi tunnel assemblati con enormi tubi entro ai quali sarà ottenuto il vuoto e vi saranno introdotti dei vettori a lievitazione magnetica che saranno sparati come proiettili in una canna di fucile raggiungendo velocità supersoniche inimagginabili per gli aerei da trasporto passeggeri i quali devono affrontare un ostacolo fortemente limitativo delle performance provocato dall'attrito dell'atmosfera terrestre. La stessa tecnologia semplificata potrà essere utilizzata anche per i treni di superficie.
Ora a distanza di anni posso affermare che il nostro veggente ci vide giusto per quanto riguarda le auto elettriche in quanto al giorno d'oggi rappresentano la frontiera prossima futura della tecnologia per il trasporto su strada.  Per quanto riguarda i treni forse il nostro uomo ha azzardato un po' troppo, ma ci sono studi e sperimentazioni in atto che vanno proprio in quella direzione.
Che dire: un visionario tecnologico che lesse il futuro.

sabato 21 gennaio 2017

Idee A Priori


Immanuel Kant
".... . La nostra età è propriamente l'età della critica, a cui tutto deve assoggettarsi. La religione, per la sua santità, e la legislazione, per la sua maestà, le si vogliono comunemente sottrarre. Ma allora suscitano un giustificato sospetto contro di sè e non possono pretendere un rispetto non simulato, che la ragione concede solo a ciò che abbia potuto reggere al suo esame libero e pubblico." (nota di introduzione di kant alla "Critica della Ragione Pura")
  
La prima sensazione che ho avuto leggendo Kant nella sua prefazione del  trattato filosofico alla critica della ragione pura è stata quella di una associazione di idee. E per idee intendo le idee platoniche.  L'intento è quello di derimere in senso pragmaticamente filosofico il significato di ciò che viene inteso per metafisica e cioè la definizione trascendentale dell'ultrasensibile. Ma le affinità si fermano qui. L'iperuranio platonico, luogo trascendentale oltre il visibile definito come il cielo dei cieli, è sede delle idee platoniche, entità universali perfette e matrici del nostro mondo di cui gli oggetti che a lui appartengono sono solo una copia imperfetta.  L'intuizione di tale mondo è insita solo nella spirituale anima umana entro la quale sono depositate, all'insaputa del soggetto depositario, le diafane visioni delle idee. La maieutica è il procedimento con il quale, secondo la filosofia socratica di Platone, il filosofo deve estrarne la visione contenuta in  ogni essere umano.  La concezione Kantiana della conoscenza a priori, intesa letteralmente con la definizione "da ciò che viene prima",  è invece insita nell'intelletto umano e opera per il tramite della ragione pura scollegata da qualsiasi esperienza empirica. Con questo metodo Kant ne definisce anche il limite e la critica della ragione ne circoscrive il campo utilizzando il pensiero filosofico illuministico per approntare una precisa e severa autocritica. Ma tale enunciato esplicita chiaramente che la "scienza metafisica" non è esterna ed avulsa dall'uomo stesso che per il tramite del suo antropologico intelletto ne definisce "a priori" il concetto e ne determina i canoni tramite la ragione pura. Questa è l'essenza della filosofia illuministica kantiana, priva di agenti esterni eterei e onnipotenti e compresa unicamente all'interno della sfera mentale umana capace di elaborare il metodo critico che permette di dedurre i fenomeni del mondo sensibile e ultrasensibile in  modo "Incondizionato".

venerdì 13 gennaio 2017

Magi VS Erode

Erode Antipatro





Feroce, crudele massacratore, spietato assassino di alcuni dei propri figli, stragista di bambini, ipocrita, megalomane, opportunista, ambizioso, uxoricida e odiato dal suo popolo. Erode Antipatro, quello della strage degli innocenti di evangelica memoria, fu storicamente descritto come un monarca tra i più abbietti e malvagi. Nominato "Re dei Giudei" dagli odiati invasori Romani e asservito totalmente al loro giogo politico e sociale e perciò inviso al suo popolo e soprattutto ai personaggi più insigni dell'aristocrazia giudaica. Eppure questo detestato tiranno fu ricordato con l'appellativo di "Grande" non solo perchè durante il suo regno fece costruire una nuova e bella città sul mediterraneo denominata Cesarea Marittima in onore dell'imperatore romano e fece abbattere il vecchio e decrepito tempio in onore di Yahweh (Dio ebraico) facendone costruire uno nuovo di enorme grandezza e splendida bellezza, ma anche perchè, nonostante tutto, riuscì a mantenere il suo regno per un lungo periodo di pace, dopo alcuni anni di violentissime e sanguinose guerre. La lunga pace augustea giovò molto al suo regno e mantenne sempre ottime relazioni con l'imperatore. 
Ma allora la domanda sorge spontanea: perchè i miti Re Magi provenienti dall'oriente mesopotamico chiedono proprio a lui se è a conoscenza del posto dove deve nascere il nuovo "Re dei Giudei"? Non erano informati con chi avessero a che fare quando andarono in udienza da lui? Non era controproducente, soprattutto con un sovrano di tale risma, chiedere proprio a lui dove doveva nascere a sua insaputa il suo successore? Ingenuità metafisica per cui dovevano procedere lungo un percorso previsto e già tracciato dal divino? Se la stella cometa di Halley o la congiunzione planetaria li avessero portati direttamnete alla capanna di Betlemme non si sarebbe evitata la strage degli innocenti? Loro non sapevano perchè guidati dal divino profetizzando e compiendo il loro destino. L'incongruenza sta proprio qui. Il bene ed il male rimescolati in situazioni in bilico tra profezia metafisica divina e ferrea logica della crudeltà umana. Dove si forma l'origine delle cose? Dal Bene può scaturire il Male e viceversa? L'opposizione tra la mistica ancestrale dei Magi portatori dei doni al Bene Supremo contro la pragmatica e feroce crudeltà di Erode difensore dei propri privilegi terreni ed esecutore del Male Infernale fa emergere la contrapposizione del tutto umana tra irrazionalità spirituale e logica materialistica. Ciò che si deve compiere è profezia perchè prima viene il verbo e chi lo compie è strumento perchè dopo viene l'atto. La confutabilità dei processi da cui scaturiscono le umane azioni inducono al mistero dell'origine per cui un atto di tremenda ferocia è conseguenza di un disegno divino di cui ne è teologicamente oscuro il fine. Era necessario che l'Epifania del Messia fosse portatrice di una strage? La responsabilità è univocamente detenuta dal malvagio re giudaico? Se la salvezza dell'uomo troverà compimento nell'entrare nel regno divino di Dio oscure sono le strade che portano ad esso.

mercoledì 14 dicembre 2016

Oltre L'Orizzonte Degli Eventi





Il signor Gino è un distinto signore di cultura che ha compiuto 94 anni e la cosa interessante è sentire i suoi discorsi in merito alla visione della vita quando si raggiunge una longevità come la sua.  Riporto in poche righe i concetti fondamentali del suo pensiero.

"Arrivato a questa veneranda età in buona ma precaria salute, con diversi acciacchi e con la mia limitata mobilità che mi constringe a rimanere quasi sempre entro le mura della mia abitazione, mi faccio una domanda che sicuramente non ha risposta: perchè tutto questo? A cosa è servito vivere? Se dovessi fare un paragone potrei considerare la mia vita come una stella che sul finire dei suoi giorni scomparirà risucchiata entro un buco nero. Sì, un buco nero posto oltre l'orizzonte degli eventi che hanno contraddistinto la mia vita e dal quale non uscirò più e nel quale non so che cosa troverò, se qualcosa troverò. Sono stato un pessimo credente, ma credente, e ora tutto mi sembra così lontano ed opaco che qualsiasi religione degli uomini non può giustificare la visione totale della vita come mi appare ora. C'è qualcosa di più grande ed immenso delle credenze metafisiche in cui noi umani crediamo, qualcosa che si potrebbe paragonare al nulla assoluto. La solitudine di un deserto è minore rispetto alla morte che ha aleggiato attorno alla mia vita. Nessun compagno mi è sopravvissuto. E' scomparsa un'intera generazione e i ricordi sono ora come diafani sogni appartenuti ad una vita altrui di cui io sono stato casualmente testimone. Le mie posterità hanno un significato limitato considerato l'incommensurabile valore del tempo. L'uomo è nulla rispetto al tutto del mondo universo e tutte le ansie, le preoccupazioni, le gioie, i dolori, le vittorie e le sconfitte sono come alcuni piccoli granelli di polvere nell'infinito dominio del cosmo. Molto ho avuto, ma nulla rimane. Aspetto una fine sperando non sia un nuovo inizio. Un ciclo continuo sarebbe il peggiore degli inferni. Non anelo nemmeno, come molti vecchi vorrebbero, tornare indietro nel tempo perchè qualsiasi strada tu prenda ti porterà sempre nel nulla ove ora mi trovo. Se fossi morto da giovane sarebbe stato diverso? Dove vanno a finire le anime di quelli che non hanno vissuto? Che significato ha avuto la vita di un bambino nato morto?  La medicina, il benessere economico e la scienza che mi hanno permesso di vivere finora sono veramente benefiche? Beneficio è morire sani alla mia età? Chi vorrebbe una vita eterna è sicuro di non volere un'eterna condanna? La natura è ciò che siamo quindi anche la morte è natura, si dice infatti morire di morte naturale. Ma morire di morte artificiale sarebbe diverso? Voi che siete giovani non vi affannate a cercare qualcosa che non c'è, a desiderare di più oltre quello che serve per sopravvivere. Abbiate cura, se avete la sfortuna di vivere a lungo, di non porvi domande inutili come le mie, altrimenti non avrebbe senso vivere. Nonostante ciò e nonostante tutto è valsa la pena vivere una lunga vita per porsi queste stupide domande? Aspetto con fastidio risposte che non verranno mai e forse la morte sarà l'unica vera consolatrice."

martedì 13 dicembre 2016

In-Certe Ingiurie





Le ingiurie che si usano in-certe occasioni sono spesso, per chi le usa, di incerte origini e di significati che si perdono nella notte delle fonti linguistiche.
C'è però chi ha tentato di dare un significato logico alle parole ingiuriose di uso comune. Ne faccio un breve elenco analizzandone l'origine e le principali caratteristiche.

Imbecille: si dice di persona che non ha sviluppato completamente le sue piene facoltà mentali rimanendo ad uno stadio di infantilità (imbelle) più o meno arretrato. Il soggetto portatore di imebcillità non ha coscienza delle sue ridotte facoltà e si comporta di conseguenza con esiti negativi sulle azioni da lui attuate e sulle proposizioni da lui espresse. Si dà dell'imbecille a chi sostiene un ruolo non all'altezza delle qualità richieste o a chi pronuncia discorsi di cui non comprende appieno il significato e il luogo o ne distorce l'esito per incapacità intellettiva. Gli imbecilli sono persone estremamete dannose quando ricoprono ruoli pubblici da cui dipende la qualità della vita altrui.

Cretino: pur storicamente considerato come difetto di persona ammalata di cretinismo derivante da disfunzioni ghiandolari che riducono le capacità intellettive delle persone che ne sono affette, oggi l'epiteto ha assunto un significato e un ruolo semantico un po' diverso. La frase rivolta ad una persona a cui si dice di "non fare il cretino" parte dal presupposto che il soggetto interessato assume un comportamento volutamente cosciente per deridere l'intorlocutore o fare presa su una o più persone. Tale atteggiamento è palesemente provocatorio e/o metaforico per attirare l'attenzione. Spesso però il cretino, comportandosi da cretino, determina l'irritazioni dei suoi interolcuri che declamandone la cretineria lo mandano spesso a quel paese.

Deficente: persona affetta da deficit (mancanza) fisica o intellettiva. L'offesa vale solo per il caso della deficenza intellettiva. Nella prassi medica la deficenza intellettiva ha origini e cause che possono derivare da traumi, malattie, sofferenza in gestazione o altre cause di natura organica o epidemica in età infantile. Il soggetto con deficenza intellettiva non ha coscienza della sua menomazione, mentre ne ha piena consapevolezza il deficente fisico con normali capacità intellettive. L'offesa è ritenuta pesante se rivolta a persona normo dotata in riferimento alle sue facoltà mentali.

Scemo: a differenza del deficente, lo scemo ha unicamente ridotte facoltà mentali. Egli non è cosciente della sua menomazione. La condizione di scempiaggine è manifesta fin dalla nascita oppure la si assume dopo grave malattia o forte trauma. Lo scemo è spesso persona stravagante che agisce fuori dagli schemi sociali provocando ilarità o, più raramente, compassione. Noto nelle piccole comunità, è figura caratteristica definita come "scemo del villaggio" persona accettata e di solito, ma non sempre, ben voluta nel contesto sociale in cui vive. "Non fare lo scemo" rivolta a persona normodotata è sinonimo di "non fare il cretino" di cui sopra e di cui ne ha coscienza.

Stupido: derivazione dello stato mentale di stupore, l'appellitivo esaurisce unicamente in questa radice il suo significato. Lo stupido è una persona sprovveduta che non capisce le situazioni che lo coinvolgono e i conseguenti comportamenti che deve tenere. Lo stupido è anche persona che esprime proposizioni fuori luogo dal contesto logico in cui vengono dette. Lo stupido è spesso persona superficiale che non studia o apporfondisce le argomentazioni relative al contesto sociale in cui  egli è coinvolto. Per questo motivo si usa il termine di "fare la figura dello stupido" quando chi parla non è in linea con le argomentazioni oggetto di discussione.

Ignorante: si dice di persona che ignora, cioè non conosce. L'ignoranza può essere soggettiva in quanto chi la possiede ne è conscio e se la dichiara ne riceve rispetto per l'umiltà che dimostra oppure oggettiva per le circostanze nelle quali essa si annida. Il presuntuoso è l'ignorante che vuole affermare la sua supremazia su cose che non conosce e pur non conoscendole ne fa prevaricazione. Si tratta di categoria dannosa per sè e per gli altri. Altra cosa è l'ignorante incosciente perchè vive in ambienti o in situazioni che gli impediscono di apprendere. L'ignorante non ha menomazioni fisiche o intellettive, ma solo lacune di sapienza di cui può o non può esserne il responsabile. L'ignoranza è insita in gradazione assai diversa in ognuno di noi in quanto nessuno può avere una conoscenza assoluta e totale. Dare l'ignorante è epiteto offensivo solo in relazione alle circostanze e ai modi in cui viene proferito.

Idiotacondizione di palese deficit mentale, l'idiota ha però caratteristiche diverse rispetto ad una "normale" deficenza. L'idiozia è una sofferenza intellettiva per cui il cervello ha ridotte facoltà di apprendimento ma, spesso ma non sempre,  si specializza in pochissime attività a volte con esiti strabilianti. E' conosciuto il fenomeno del "savant" , l'idiota intelligente, i cui soggetti affetti da questa menomazione pur evidenziato profondi deficit mentali, il loro cervello si specializza in ristrettissime funzioni con risultati di efficienza impressionante. Soprattutto nell'ambito della memoria, persone che sono incapaci di vestirsi da sole o di espletare le più semplici funzioni quotidiane, sono in grado di esibire una memoria formidabile degna di un potente computer o di eccellere in giochi di abilità o di calcolo. L'idiozia è anche uno stato psico-fisico che può essere provocato da forti schock emotivi spesso non reversibili. Si dice anche che gli idioti sono persone "pure" perchè non in grado di giudicare situazioni con malizia e che tengono comportamenti mansueti o addirittura cadono in stati catatonici scollegandosi completamente dalla realtà circostante. Il più famoso idiota della letteratura è il protagonista del famoso romanzo dello scrittore russo Dostoevskij intitolato appunto "L'Idiota".

Mona: epiteto di pura radice veneta che sintetizza e armonizza tutti gli insulti derivanti dalle disfunzioni e menomazioni di carattere psicocologico e mentale riducendule ad un unicum con forte impatto relazionale comprimendo il tutto in una definizione subliminale che scaturisce nella tipica frase patois: " te si mona ".

Pirla: traslazione longobardica dell'epiteto veneto "Mona".