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lunedì 20 aprile 2015

Il Paradosso dell'Arca

Foto by Eugenio Acran



Il diluvio universale aveva l'intento di punire l'umanità peccatrice salvando solo chi era giusto davanti agli occhi di Dio.  
Noè sceglie le coppie di animali che poi successivamente, nell'era del post diluvio, dovranno ripopolare la terra. Noè però, a sua insaputa, ospiterà nell'arca anche specie di esseri viventi a lui sconosciuti: i virus e i batteri. Probabilmente molti di loro sopravvissero anche al di fuori dell'arca, poiché l'acqua, anche se abbondante e scrosciante, non è certo causa di annegamento per queste specie di organismi. Ovviamente anche per molti pesci il diluvio non rappresentò un problema. Ci fu quindi una forma discriminatoria nell'ancestrale disegno dell'ira divina in relazione alla sopravvivenza organica di alcune specie animali? Ipotizziamo che l'arca si fosse rovesciata e che tutti i suoi membri fossero periti  nell'immane disastro, chi avrebbe abitato poi il nostro pianeta? L'evoluzione genetica della vita terrestre avrebbe poi seguito la stessa strada intrapresa nel periodo antidiluviano? Davvero l'uomo è l'essere posto al centro dell'attenzione divina? Una specie animale intelligente che si è evoluta in un piccolo pianeta agganciato ad una stella di media grandezza posta in un'area periferica di una delle innumerevoli galassie disseminate nello sterminato universo, può rappresentare la perfezione del creato? Perché attendere cinque miliardi di anni prima di creare l'uomo? Perché tante ere geologiche e tante specie animali diverse comparse e poi annientate? Perché tanta ridondanza  per un piccolo niente? L'intelligenza umana è proporzionale al suo merito e l'anima ne è un suo derivato? Siamo intelligenti perché abbiamo l'anima o siamo animati perché siamo esseri intelligenti? 
Il disegno di Dio, se esiste,  è misterioso, ma ancora più misterioso è il metodo con il quale la sua mano ne traccia la forma che ne è poi l'unica sostanza.

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