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mercoledì 3 dicembre 2014

I Portatori Di Luce

Maxfield Parrish -The Lantern Bearers - 1908 - Crystal Bridges Museum of American Art



Si potrebbero trovare molte metafore per descrivere l'olio su tela di Maxfield Parrish qui riportato e molte, penso, calzerebbero "a pennello" (per restare in tema di pittura). Penso all'arte pittorica, pur non essendo un esperto, come ad una delle arti visive più stimolanti ed estensive dell'intimo immaginario. A volte ho la sensazione che i critici d'arte, pur nella loro encomiabile professione di divulgatori e giusti interpreti delle opere da loro analizzate, pongano limiti al libero arbitrio degli osservatori comuni. Non contaminazione interpretativa, intendiamoci, ma una dovuta riduzione pragmatica e "scientifica" dell'opera pittorica. Lasciando quindi i critici al loro qualificato lavoro, mi pongo spesso, davanti ad opere pittoriche che stimolano la mia fantasia, delle domande con la quali tento non tanto di dare una spiegazione alle emozioni ed alle intenzioni del loro autore, quanto di capire perché suscitino in me lo stimolo alla fantasia interpretativa. Il limite a questa operazione, non essendo un addetto ai lavori, é quello di capire la valenza tecnica dell'autore. Cioè, come diceva un mio caro amico molto più esperto di me, la differenza tra un'opera d'arte ed una spessa crosta di colore. 

Prendendo coscienza di questo mio indubbio limite tecnico, mi concentro quindi solo sulle mie personali sensazioni riducendo il tutto a recepire se il quadro mi piace o non mi piace e cioè se stimola il mio immaginario e mi produce piacevoli emozioni oppure no. Ebbene uno degli autori  le cui opere più mi colpiscono é appunto Parrish. I suoi quadri mi sembrano dipinti su ceramica smaltata che potrebbero essere collocati nelle pareti di palazzi reali di imperatori orientali. I vividi colori rappresentano quasi sempre momenti di intima meditazione o di pacato movimento in cui la staticità ha il sopravvento sulla dinamicità. Rappresentazioni esenti da paradossi stilistici ma, nello stesso tempo, allegoriche di intime situazioni emotive di chi le osserva. Del quadro in oggetto, i portatori di lanterne, mi colpiscono diverse cose. La prima é che tutti vestono uguali il costume di Pierrot, maschera che interpreta la risata malinconica del cuore, pagliaccio che affronta con astuta rassegnazione le avversità quotidiane di un mondo difficile, clown innamorato della luna di cui Parrish ne riporta la forma nelle lanterne e che loro si apprestano ad appendere all'albero della vita come luci opache all'imbrunire dell'esistenza. La seconda é la catena umana che si forma prendendo ognuno posizioni diverse per effettuare il passaggio delle lanterne da appendere. Questa catena assurge, a mio avviso, a simbolo della coesione sociale ed umana. La terza é come una sorta di silenzioso dialogo fatto di gesti e mimiche che indicano la comunicazione non verbale dei sentimenti umani nel collettivo sforzo di portare un po' di luce nell'imminente oscurità della vita.

Forse questa bizzarra interpretazione farà sorridere molte persone, soprattutto gli addetti ai lavori,  ma queste fantasie sono quelle che per me fanno la differenza tra autori che prediligo e autori che mi lasciano indifferente, indipendentemente dalle loro qualità tecnico-pittoriche.

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