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mercoledì 5 ottobre 2016

Max The Mind

Immagine tratta da quix.com.au


Con il passare degli anni sembrano affievolirsi i ricordi più recenti ed affiorare i ricordi più lontani come se riemergessero da un remoto profondo della memoria. Ebbene ora che sicuramente giovane più non sono, mi ritorna il ricordo di uno strano personaggio conosciuto fra i corridoi della media superiore. Avevo tra i quindici e i sedici anni e frequentavo la seconda classe nella scuola della mia città. Era consuetudine tra gli studenti, durante la ricreazione a mezza mattina, di ritrovarsi nei bagni nei quali, oltre ad espletare le funzioni che in in quei luoghi erano deputate, si fumava alacremente, si chiaccherava accesamente e qualcuno anche giocava. Non amavo molto quel luogo perchè, nonostante fumassi anch'io, era veramente saturo di un fumo acre ed irrespirabile. Inoltre, essendo un fumatore di scarso vizio, mi risultava difficile, se non addirittura impossibile, fumare al mattino. Così me ne andavo bighellonando per i lunghi e tortuosi corridoi della grande scuola. Quell'inverno però faceva veramente freddo e i corridoi, era risaputo, non erano molto riscaldati.  Trovai però, in un piccolo angolo remoto e seminascosto all'intersezione di due corridoi, una nicchia con una finestra al lato della quale era collocato forse il più grande termosifone di tutta la scuola. La cosa veramente allettante era che in quell'angolo non c'era nessuno e mi appiattii con la schiena a ridosso del grande calorifero assorbendone il benefico calore. Me ne stavo così crogiolando per i fatti miei quando all'improvviso apparve lui: il personaggio. Magrissimo, alto, biondo con un ciuffo fluente sugli occhi, maglione giallo di grossa lana con una sciarpa arancione attorcigliata al collo come un'anaconda, pantaloni di velluto nero e scarponcini di camoscio che, a occhio e croce,  erano di tre numeri più grandi delle mie scarpe. Frequentava la quarta classe ed era, quindi, più anziano di me. La sua espressione del viso fu di sorpresa, come se non si aspettasse di trovare qualcuno lì in quel posto così isolato. Vedendomi appiccicato al temosifone mi disse: "Ciao, ti spiace se socchiudo la finestra e mi faccio una bionda?". "No, fai pure" gli risposi, ma dentro di me imprecai perchè da quel momento, anche se la finestra rimase solo socchiusa, il tepore di quel calorifero si affievolì e mi sentii un po' disagio perchè io soffrivo terribilmente il freddo. Il biondo si accese la bionda e dava delle tirate micidiali, teneva qualche secondo il fumo in bocca senza respirarlo eppoi, alitando lentamente, lo faceva uscire con delle funamboliche volute indirizzandolo verso le narici che lo aspiravano rapidamente e, sucessivamente, lo espiravano molto, molto lentamente. Insomma, un acrobata del tabagismo. L'appuntamento a ricreazione con lo strano personaggio si protrasse per diverse settimane, fin quasi all'inizio delle vacanze natalizie. Il suo nome mi fu noto non perchè lui si presentò e nemmeno lui chiese a me chi io fossi, ma dalle ragazze che passavano per caso in quell'angolo sperduto della scuola. Era tutto un susseguirsi di "Ciao Max, Ehi Max, Hello Max, Hi Max, Asta Luego Max,..." eccetera. Qualcuna nemmeno parlava, ma gli mandava con la mano un bacio o gli strizzava l'occhio. Insomma, un Adone simpaticone e apprezzato dall'altra metà del cielo. Ma il soprannome succedaneo a quel Max lo appresi da uno studente sconosciuto che passando per caso in quel luogo lo apostrofò dicendo: "Ciao Max The Mind, hai qualcosa da raccontarmi oggi?" Max aspirò voluttuosamente facendo quasi ardere la sua bionda ed espirando gli rispose con il fumo che gli usciva frammisto alle parole: "Poi ci vediamo fuori, ti dico". Ecco chi era Max The Mind: un filosofo della vita, un opinion leader cresciuto forse troppo in fretta ma terribilmente intelligente e colto. Il rito di quegli incontri era sempre uguale: io arrivavo qualche minuto prima di lui e quando era il suo turno non mi chiedeva più se poteva aprire la finestra, lo faceva e basta, ma lasciava il minimo pertugio per non farmi congelare dal freddo eppoi si accendeva la sua inseparabile bionda e iniziava a filosofare senza curarsi bene se io lo stassi a sentire oppure no. E io lo ascoltavo perplesso e affascinato.

Il credo i Max The Mind si può riassumere così:
1) la genesi della creazione dell'uomo e del mondo da parte di Dio che ci viene raccontata dalla religione è offensiva nei riguardi della Sua intelligenza e della Sua sapienza. Max affermava che chiunque avesse studiato un po' di fisica della materia e di chimica del cosmo si sarebbe palesemente reso conto che Dio non poteva verbalizzare la creazione;
2) il miglior regime politico possibile è l'aristocrazia platoniana intesa come governo dei migliori. La massa è superficiale e spesso ignorante (in senso nobile, diceva lui) e quindi essa sceglie per governare gente al pari suo inadeguata se non addirittura stupida o opportunista;
3) il futuro della mobilità sarà elettrico e elettronico (profetico!!);
4) i maschi e le femmine hanno pari intelligenza con funzioni diverse e peculiarità complementari, ma nessuno è superiore o inferiore a nessuno;
5) la musica è alimento per l'anima, se non ti piace o sei un depresso o sei uno schizzoide;
6) l'universo è illimitatamente finito (deriva filosofica della fisica);
7) per immaginare la fine del mondo bisogna prima capire l'inizio;
8) l'immortalità ce la costruiamo vivendo, chi non vive non può essere nemmeno immortale e il non essere non sarà mai;
9) la famiglia è un accidente della vita procurato da terzi, l'amicizia è un'ineluttabile responsabilità personale;
10) non chiederti perchè le cose succedono, ma cerca di capire come avvengono.

Max The Mind non rientrò più a scuola dopo le vacanze di natale di quell'anno. Lui e la sua famiglia si erano trasferiti in un'altra città.
Di lui non seppi più nulla, ma aprì per sempre i miei occhi su orizzonti sconosciuti.




mercoledì 31 agosto 2016

Dimenticati A Margine

Immagine tratta da www.frasicelebri.it


Per Icio "Carmine" Burana che, ubriaco fradicio, dirigeva il traffico alla rotonda del paese con la bottiglia di birra vuota in mano usandola come paletta e la quale minacciava di scaraventarla addosso agli automobilisti indecisi: nessun vigile urbano riusciva a tenere sgombro l'incrocio come lui.

Per Paolo il Matto che allestiva il suo stand ai mercatini dell'usato vendendo cianfrusaglie risposte su cassette di frutta e il quale, se ti azzardavi a fermarti a vedere la sua mercanzia e non compravi nulla, con neologismo comprensibile unicamente alle sue diverse facoltà cerebrali imprecava: "Scataplinchi!".

Per Pinotto Bassan, beone in dosi multiple rispetto alla sua possente mole, che uscito a tarda notte dall'ultima osteria dopo l'ennesimo "gotto" di rosso e avvicinatosi al suo motorino posto sul cavalletto con la marcia inserita, appoggiava il suo piedone sulla leva di accensione e, senza toccare nient'altro, la spingeva bruscamente fino in fondo facendolo sobbalzare e fracassare rumorosamente al suolo e alzando gli occhi e le mani al cielo borbottava confusamente la fatidica frase freudiana: "Dio Bono, l'è mancanza d'ignoranza!".

Per l'autistico Sandrino detto "Tinti" perché si colorava i capelli con tinture di dubbia natura e di inverosimili colori che dopo anni di isolamento nella sua camera decise di uscire una sera e tirare tardi e per informare di tale decisione sua madre vedova prese un foglio di carta, le scrisse due righe, piegò il foglio, lo mise in una busta, lo affrancò e lo imbucò nella cassetta postale situata a fianco della tabaccheria. Quando rincasò all'alba sua madre lo aspettava sulla porta con in mano un ossuto bastone e glielo stava per lisciare sulla schiena ma lui gridò:  -T. "Non hai letto il mio avviso?" -M." Quale avviso?"  -T. "Quello che ti ho scritto!"  -M. "E dove l'hai messo?"  -T. "In una busta."   -M. "Dov'è la busta?"  -T. "L'ho imbucata nella cassetta delle poste." -M. "Imbecille, arriverà minimo tra due giorni!" -T. "E allora mi bastonerai tra due giorni!".

Per Guerrino il Rosso che distrusse assieme ai fratelli la piccola e diroccata casa dei defunti genitori per non litigare sull'eredità e che sotto le feste natalizie si addobbava come un albero di natale con tanto di lucette a pile, sgargianti festoni e palle colorate facendo il passeggero portoghese nei treni locali per racimolare la questua dai pendolari augurando "Buone feste" a chi lo assecondava e "Vi prenda la peste" a chi lo ignorava,  sfuggendo con irripetibili imprecazioni all'immancabile controllore.

Per Tiberio il ciclista che si costruì da solo una bicicletta da corsa con scarti di ferrivecchi e girava l'intera provincia indossando pantaloni lunghi raggomitolati e bloccati con le mollette da bucato, un capellino in tricolore con il frontino sulle ventitré e la canotta nera con lo stemma dei Savoia.

Per Toni Candiani che aveva ridotto la sua vecchia Fiato 850 ad un ammasso di rottami perché ogni volta che lo lasciava a piedi la prendeva a calci e pugni.

Per Gigetto che girava canticchiando tutto il giorno per il paese con la radiolina a transistor attaccata all'orecchio e immancabilmente spenta, attratto solo dalle belle ragazze alle quali dedicava impossibili melodie. 

Per Graziano detto "El Tarachi" che tenendo con due dita una noce appoggiata al muro la spaccava con un colpo secco del suo smisurato testone da bue.

Per tutti i dimenticati a margine nell'elogio della follia intono l'incipit del peana alla memoria ricordiosa: "Scataplinchi!".






lunedì 20 giugno 2016

Crollo Della Mente Bicamerale (Julian Jaynes)


Corpo calloso: tratto da Wikipedia










La tesi sull'origine della coscienza trattata nel saggio di Jaynes del 1976 induce a pensare che il crollo del bicameralismo mentale sia effetto, non provato, della connessione progressiva dei due emisferi cerebrali. La presa di coscienza potrebbe quindi avere avuto origini neurofisiologiche dovute all'evoluzione antropologica.  Lo sviluppo del corpo calloso avrebbe portato quindi all'elevazione allo stato attuale del collegamento degli emisferi rendendo possibile l'annullamento delle anomalie percettive rilevate nell'uomo di tremila anni fa. Si potrebbe discutere sulla riduzione nel tempo fino al totale annullamento delle allucinazioni dell'uomo arcaico che lo inducevano a udire voci di origine divina e immagini schizofreniche di spiriti e demoni. Una forma di autoassoluzione sulle responsabilità oggettive di azioni, alcune aberranti, compiute in relazione all'attuazione di ordini percepiti da voci interiori che ne inibivano il movente soggettivo delegandone a terzi l'agente motore. La coscienza si evolse perciò rendendo l'uomo moderno assoluto padrone e unico responsabile delle proprie azioni e relegando nel campo delle malattie mentali le antiche anomalie non soggette al crollo e oggetto di studio attuale nel campo delle scienze neuropsichiatriche.


giovedì 9 giugno 2016

2116: Controesodo

attraversamento del Mar Rosso, Nicolas Poussin, 1634 - tratto da Wikipedia









Il mare punteggia e trapela
Di barche e sandali a vela
Chi oggi il mare traversa
Da lungi la speme riversa
Dagli avi che eran venuti
I posteri ne fanno ritorno
Alla luce di un tragico giorno
Per sempre saranno perduti


martedì 17 maggio 2016

A Paola

Foto by Eugenio Acran











Dove stavamo quando eravamo?
Ora stiamo, ma dove siamo?
Tu non ci sei e siamo soli
Soli al solito posto ove tu eri solita essere
Quel luogo ove eravamo e ora più non siamo
Forse ci rivedremo ove ora tu sei
In quel posto remoto e vicino
Ci rivedremo all'alba di un nuovo mattino
In quel luogo silente e profondo
Ci ritroveremo alla fine del mondo


lunedì 9 maggio 2016

Cinica Inciviltà

Immagine tratta da : politeia.sancostantinocalabro.net






Ad un attento osservatore dei comportamenti umani non sarà sfuggito il notevole incremento della generale maleducazione che affligge il nostro tessuto sociale. E' evidente che il nostro Bel Paese soffre di una diffusa mancanza di senso civico e di un basso, se non  assente, tasso di educazione civile. E' sufficiente assistere a un qualsiasi dibattito televisivo, soprattutto se di carattere politico, per rendersi conto che la capacità di esprimersi senza insultarsi e di mantenere un comportamento decentemente civile senza parlarsi addosso è tendente a zero.  Purtroppo non è solo nelle situazioni più eclatanti che la maleducazione imperversa ma, cosa più preoccupante, è nei piccoli e quasi inosservati comportamenti del quotidiano che il malcostume dilaga. Un evidente esempio si può riscontrare nei comportamenti umani nell'ambito della viabilità stradale. Lasciando perdere i guidatori pazzi e sconsiderati che pensano di essere in pista correndo una gara automobilistica, sono i normali comportamenti che evidenziano lo scarso senso civico della gente. L'idea diffusa è che al mondo, in quel momento, esisti solo tu. Se stai cercando un posto per parcheggiare l'auto non ti interessa minimamente di chi ti segue e ti senti autorizzato a rallentare, a frenare, a ripartire, a zigzagare, a mantenere il centro della carreggiata, a non usare gli indicatori di direzione, a parlare tranquillamente al cellulare per poi, magari, fermarsi di colpo accendendo le quattro frecce lampeggianti di emergenza aspettando la venuta del nirvana. Se sei in autostrada e stai per raggiungere una barriera in cui ci sono i vari caselli per l'uscita, manco ti sogni  di togliere il piede dall'acceleratore, nonostante la ripetuta segnalitica ti indichi che i limiti di velocità ti imporrebbero di rallentare drasticamente, salvo poi sorpassare l'ultima auto che ti sta davanti e frenare forsennatamente innescando la voglia, a quel disgraziato che hai appena superato, di catalogarti come un fottuttissimo figlio di vacca. E che dire di quei genitori, sempre con i minuti contati, che bloccano l'auto alla puttanesca per fare scendere il marmocchio davanti alla scuola e se potessero portare il pargolo direttamente in aula con la quattroruote sarebbe per loro uno scocciatura di meno? E a quei proprietari di cani che sono più cani dei loro stessi animali perchè mentre il suo amico a quattrozampe defeca tranquillamente in mezzo al marciapiede loro si girano da un'altra perte e poi se ne vanno tranquillamente come nulla fosse successo? E l'abitudine di conversare gridando e non parlando? Se sei in un paese anglosassone e stai mangiano in un ristorante affollato ti riesce di parlare con i tuoi commensali con un tono di voce normale, ma se sei nel nostro Bel Paese per farti capire devi intonare l'Aida. Stendiamo poi un velo pietoso sulla incapacità di non sporcare l'ambiente in cui viviamo.
Il problema è l'evidente mancanza di educazione che non viene impartita da molti genitori ai propri figli, vuoi perchè a loro volta sono maleducati, vuoi perchè educare è faticoso e noioso e si vorrebbe demandare spesso questo "gravoso" compito ad altre istituzioni come la scuola o la parrocchia (per chi la frequenta) o altri organismi di carattere sociale o sportivo.
Alle olimpiadi dell'antica Grecia un autorevole osservatore della democratica Atene notava come i giovani spettatori dell'oligarchica Sparta all'arrivo di un loro anziano allo stadio si alzassero tutti in piedi e cedessero a lui i loro posti, mentre i giovani ateniesi di queste attenzioni non se ne occupavano. Ci sarà un motivo per cui la lunga guerra tra queste due polis finì con la vittoria dei primi e la disfatta dei secondi e questi civili comportamenti ne hanno sicuramente dettato le premesse. Sulla meducazione in generale e in particolare su quella civica vale il metodo usato da Rudolph Giuliani, sindaco di New York dal 1994 al 2001, per combattere drasticamente i reati civili e la criminalità in quella grande metropoli: tolleranza zero.


sabato 16 aprile 2016

Duello

Immagine tratta da: gardenofhesperides.blogspot.com




 







Tremendo colpo vibrogli al fianco
Saettante balzo abassando lo stinco 
Schivossi di un soffio eolico
Tallonandosi a geo in bilico
Poscia, aereo trapasso del brando
Erculeo tonando, sullo scudo mirando
Percosse la bronzea forgia
Facendo di suono un'orrida orgia
Di pondo sul braccio la lancia scagliò
Pestando riscossa lo cimiero pigliò
Cruenta battuta sul teschio tuonò
Roteante scudo la mano allentò
Pria di trovar alterna dipartita
Null'altro che peggior sortita
Pulvea faccia sangugnea e bieca
Sguardo attonito che la via ricerca
Invano, Ahimè!
Repentino il capo chinò
Immobile figura silente spirò
 By Eugenio Acran 1979